Ludovico e Cesàr in trattoria

 

I vetri della porta d’ingresso della Tana del Pescatore erano appannati dall’interno e dal di fuori non si vedeva niente. I due entrarono  e trovarono pochi tavoli occupati. Don Luciano Busacca, l’oste, gli venne incontro.

«            Sabbenarica prufissuri, trasiti, trasiti» e, rivolgendosi a Cesàr, aggiunse «Bonasira anche a vossia».

Poi don Luciano si rivolse verso la moglie.

«            Iangilina! prepara un tavolo per due, c’è u prufissuri con un amico suo!»

I due si accomodarono e si sedettero in disparte, gustando una buona zuppa di pesce, accompagnata da buon nero d’Avola, visto che quella sera vi era rimasto poco da scegliere, e poi alla fine si fecero portare un buon limoncello fatto in casa.

La cordialità fra i due prese il sopravvento. Cesàr trovava il professore una persona molto simpatica e facile alla battuta. Parlarono anche di fatti d’attualità, dell’attuale presidente francese, Nicolas Sarkozy, e della sua compagna Carla Bruni, la top model italo-francese. Poi parlarono della Sicilia, degli amici siciliani che avevano seguito Bertani in quella avventura, in quella scelta di vita.

Il professore non volle perdere molto tempo in trattoria, aveva una fretta del diavolo a riprendere il filo di quel racconto che lo aveva letteralmente disorientato. Cesàr, prima di uscire dal locale, tenne a dire al professore che quella terra era bellissima, tutte le volte che  era stato nell’isola, aveva approfittato di girarla in lungo e in largo  e avrebbe fatto di tutto per convincere sua moglie (sarebbe stato più difficile per la sua Susanne) a venire a vivere in Sicilia, una volta avanti con l’età.

Il professore fece la sua considerazione: “Molti di quelli che vengono in quest’isola, ci vogliono tornare e magari non lasciarla più, è un vizio che in passato hanno avuto in tanti.” A quel desiderio di Cesàr annuì con un mezzo sorriso e un’abbassata di capo.

Alle undici di sera erano già sdraiati sul divano dello studio del professore a centellinare insieme un buon bicchiere di Chivas e Ludovico, con il sigaro acceso, stava in attesa che Cesàr riprendesse il racconto di quei vecchi fatti, tanto irreali per lui, ma che al contempo gli suscitavano tanta curiosità.